Ottimismo: il sentimento guida del 2025

Ottimismo: il sentimento costruttivo

 

La parola ottimismo deriva dal latino optĭmus e significa appunto “ottimo”.

 

Martin E. P. Seligman Martin, studioso statunitense considerato ispiratore della psicologia positiva, scriveva che l’ottimismo è “la predisposizione d’animo con la quale nella vita ci apprestiamo ad affrontare le diverse situazioni e che condiziona in modo determinante i risultati delle nostre azioni”.

 

L’ottimismo è sempre stato oggetto di riflessioni, creando schieramenti tra i sostenitori della predisposizione ottimistica della natura umana (Cartesio e Leibniz), e quelli della profonda predisposizione pessimistica (Leopardi, Schopenhauer e soprattutto lo stesso Freud).

 

È stata la corrente della psicologia positiva ad avere aiutato questa scienza a realizzare un cambio di paradigma: approfondire come ciascun individuo può contribuire a sviluppare il proprio benessere individuale, attraverso l’ottimismo, per trasformarlo in benessere collettivo.

 

La “spinta emotiva” che affronta le criticità

 

Molti descrivono l’ottimismo utilizzando la sua definizione più semplicistica, “capacità di vedere il bicchiere mezzo pieno”, ma così non è.

 

I veri ottimisti non sonoottimisti ingenui” (sindrome di Pollyanna) ma sono persone perfettamente coscienti dei problemi che incontrano, semplicemente cercano di affrontarli in modo pragmatico e costruttivo. Il Problem solving diventa così una prerogativa dell’ottimista.

 

Non sentiremo mai dire ad un ottimista “non c’è niente da fare”, oppure, “tanto sarà sempre così”.

 

C’è una fiducia di fondo, in sé stessi e negli altri, che permette di affrontare le difficoltà con speranza.

 

Ottimismo e benessere

 

Ad oggi esistono diversi studi su come le emozioni positive influiscano sul benessere globale delle persone.

 

Non parliamo solo di salute fisica e mentale ma anche di sicurezza economica, condizione sociale, distribuzione della conoscenza, produttività, autostima e capacità creativa.

 

Sempre secondo Martin E. P. Seligman, gli aspetti positivi legati all’emotività, permettono di limitare i “disturbi” personali, migliorando le capacità di recupero in presenza di difficoltà e favorendo il benessere e la qualità della vita.

 

Ottimisti si diventa

 

Alcuni ritengono che l’ottimismo, così come il pessimismo, siano atteggiamenti innati e quindi immodificabili. L’ottimismo, invece, è un processo di apprendimento e come tale è condizionato dalla nostra cultura, educazione, esperienze, competenze e familiarità.

 

Mai come oggi, questo apprendimento, è diventato fondamentale in campo sociale ed economico: in una società dove il pessimismo e le incertezze imperversano, dove le persone sono disorientate e la speranza non è più di casa, serve un nuovo modo per interpretare la realtà.

 

Serve formarsi per diventare costruttori di questa nuova realtà, servono “fabbricanti” d’innovazione e creatori di processi adattivi.

 

Diventare ottimisti per migliorare sé stessi e il mondo che ci circonda, oggi, è diventata una necessità.

 

Ottimismo realistico

 

Avere un atteggiamento propositivo nei confronti delle difficoltà…questo significa essere ottimisti realistici.

 

Questa propensione ha delle caratteristiche: la prima è la conoscenza dei sentimenti negativi e dei loro effetti distruttivi. Vige la speranza per il futuro, la consapevolezza e l’indulgenza verso il passato. L’ottimista riconosce gli errori passati ma non si fa abbattere da essi. È consapevole della pericolosità della nostalgia e del rimpianto.

 

Altra caratteristica è la percezione dell’autoefficacia personale, intesa come abilità di sapersi porre aspettative raggiungibili. Questo si traduce in fiducia nelle proprie capacità realizzative: più l’obiettivo è complesso e più la mia perseveranza sarà alta, anche se richiederà impegno.

 

Il vero ottimismo inoltre, va a braccetto con il senso di responsabilità: l’ottimista non scarica sugli altri le proprie responsabilità, non si comporta da vittima ed evita di lamentarsi.

 

In ultimo troviamo l’abilità di intraprendenza. Attraverso questa caratteristica, l’ottimista, affronta i grandi cambiamenti, pensa a cosa si può fare nel concreto e quali opportunità può offrire questo mutare di eventi.

Conclusioni

 

Essere consapevoli delle proprie possibilità e affrontare in maniera positiva le difficoltà, rafforza le competenze di adattamento in qualsiasi ambiente, compreso quello lavorativo. L’ottimismo stimola comportamenti flessibili e funzionali agli obiettivi da raggiungere.

 

La capacità di considerare i problemi come eventi che hanno una soluzione è una dote delle persone ottimiste. I manager e i capi aziendali dovrebbero conoscere e formarsi sugli effetti costruttivi dell’ottimismo: buon funzionamento del team, raggiungimento dei risultati e cooperazione tra gruppi.

 

È il sentimento dell’ottimismo a favorire il senso di appartenenza e questo crea soddisfazione tra le risorse e nei loro leader.

 

Senza ottimismo difficilmente si superano le difficoltà e si mantiene la produttività.

 

È questo che ci permette di trasformare l’incertezza in una chance per superare i nostri limiti.

 

Ho sempre fatto qualcosa che non ero abbastanza pronto a fare. Penso che sia così che si cresce. Quando c’è quel momento in cui esclami “Wow, non sono proprio sicuro di poterlo fare”, e tu superi quel momento, è allora che vivi una vera svolta

(Marissa Mayer)

 

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